STORIA / TEMPO

TEMPO









[ pagine da 101 a 140]
L’autore affronta la tematica della storia dell’architettura sia dal punto di vista disciplinare sia da quello dell’orientamento originato dall’esperienza e della percezione.
Viene sottolineato quanto ogni ambiente venga interpretato dalla sensibilità personale, con la costruzione di una Gestalt unica e vissuta in equilibrio tra ciò che è e ciò che non è: gli spazi pieni e vuoti diventano un vero e proprio linguaggio, la materia si uniforma ai bisogni di chi ne usufruisce. Come ogni forma, la materia è espressione e soluzione allo stesso tempo, la cui lettura è filtrata dalla memoria che ne riconosce l’uso, i parametri estetici e la storia.
L’architetto deve quindi individuare nella materia un frammento di storia, “finito” e “non finito”, che appartiene ad un insieme.
L’atto progettuale si basa sulla conoscenza dei segni su cui si basa il progetto stesso: geografici, spaziali e culturali; l’incontro di questi segni determina la scelta e il progetto è una nuova relazione che diventa una proposta nei confronti della sedimentazione storica della disciplina architettonica.
L’orizzonte storico può essere analizzato in base a tre schemi di giudizio:
- poetico, che consiste nella lettura degli elementi significanti
- teorico, dalla trattatistica classica alle teorie artistiche
- di interpretazione, che comprende la percezione dell’intero mondo
Esiste poi un tipo di lettura che categorizza per contrapposizione: classico/romantico, fantasia/ragione, organicità/astrazione…che non deve essere utilizzato oltre l’uso strumentale, il metro di valutazione non dovrebbe essere rigido. La complanarità dell’arte prevede la non gerarchia degli oggetti e la fluidità delle categorie di giudizio: i contenuti principali delle attività artistiche sono spesso rappresentati dal loro uso razionale.
La razionalità può essere identificata con l’obiettività coincidente con i mondi della ragione e della tecnica; la funzionalità può essere definita in termini matematici come l’interdipendenza tra due quantità e come forma dipendente dall’uso da un punto di vista pragmatico.
Il progetto può essere quindi inteso come trasformazione dell’esperienza vissuta come alternativa alla storia e alla  tradizione.




Testo:  Vittorio Gregotti, Il territorio dell’architettura, Milano, Feltrinelli, Gennaio 2008

Studente: Chiara Cavilli 781584





























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