SOGLIA / SEQUENZA / SUOLO

Sequenza

Sergio Crotti, Figure architettoniche: soglia, Unicolpli 2000


Le soglie addensano una materia urbana sottoposta a campi di tensione che segnalano improvvisi cambiamenti di stato.”

Il dispositivo di soglia non si profila solo tra entità contendenti, ma si manifesta anche in situazioni omogenee.” - Sergio Crotti

Il concetto di limite può essere inteso, all'interno del saggio “Figure architettoniche: soglia”, come spazio della transizione, strumento per le trasformazioni insediative, limite del mutamento strutturale.
Il limite non è qualcosa che finisce, ma ciò a partire dal quale una cosa inizia la sua essenza. È l'intervallo conteso tra opposti fronti; corrisponde ad entrambe, ma con nessuna di esse coincide. Rivela inoltre gli stati di persistenza e di variabilità degli interni assetti dinamici.
Il concetto di limite riguarda il contorno della forma tra sfondo e figura, come si può ritrovare nell'architettura delle ombre di Boulleè.

Dobbiamo però distinguere tra il concetto di limite, come proiezione astratta, e la figurazione concreta della soglia nel suolo. La soglia costituisce il limite concettuale dell'ingresso e dell'uscita, la linea di contatto dell'incedere umano. Il concetto di solco, come soglia, rappresenta la distinzione dal circostante, per delimitare il luogo formato nell'esterno informe.

La soglia misura la ciclicità temporale delle stagioni ricorrenti nella vita sociale entro lo spazio stabilizzato. Nella progettazione della città contemporanea assistiamo a una dinamizzazione della soglia: radicali modificazioni metropolitane in cui si affievoliscono le delimitazioni geografiche, sociali, funzionali.
La soglia si disarticola, diviene discontinua. La soglia si insinua negli intervalli di labilità entro i processi di variazione degli assetti dell'abitato: temporaneo luogo di quiete nella perturbazione.
Ci ritroviamo, nella contemporaneità, con l'esigenza di una ricerca volta alla ricostruzione dei sistemi simbolici; di una gerarchizzazione del diffuso periurbano. I limiti, come spazio temporale, impressi dai mutamenti odierni alla forma insediativa, definiscono nuove soglie.

  • sistemi dinamici (soglie interne catastrofiche)
  • sistemi aperti (frontiere scambiatrici)
  • sistemi dissipativi (contorni instabili)
  • sistemi relazionali (margini infranti come nebulose)

La etero-direzione dei comportamenti sociali moltiplica le soglie di comprensione, trasmissione e acquisizione dei valori.
La soglia diviene il sipario del disvelamento tra decifrabilità e indecifrabilità dei valori, dei contenuti, dei significati. Anche lo stesso elemento murario è un luogo ambiguo, in estensione abitabile.
La soglia è il non luogo conteso, condannato ad un singolare strabismo etnologico: osserva insieme il sito immediato e le sue esternalità.

L'architettura della soglia traduce il concetto di limite nel segno di demarcazione tra spazio incluso e lo spazio escluso. È il nucleo generatore di trasformazioni: la soglia assume dapprima una configurazione coincidente con il concetto di limite; in seguito appare come intervallo tra parti, un dispositivo separatore. Ora la soglia coincide con una sequenza, aderente alla concezione dinamica dello spazio.
Mentre la caduta dei valori nega le emergenze simboliche, si profilano successioni di eventi spaziali riconoscibili come soglie estese, variabili, benché indebolite nella caratterizzazione formale.

Le immagini della metropoli odierna rappresentano gli spazi dell'internità e dell'esternità che si perdono. La soglia deve essere insieme separazione e ricongiungimento; ricevendo riconoscibilità dal discontinuo, si connettono parti in natura interrotte. La soglia è l'artificio introdotto nell'elemento naturale, è un dispositivo della costruzione, in quanto è correlativa tra le parti e il tutto.

Il passaggio si trasforma dall'unitario, omogeneo, noto, al frammentario, eterogeneo, inscindibile. Vi è una condizione diffusa di smarrimento, uno stato di perdizione e la quintessenza dell'ambiguità, dello spaesamento, dell'abitato disperso. La soglia è quindi un ripetersi insensato di elementi, di punti discreti di una territorialità sorretta da una struttura relazionale che trapassa la dimensione, la continuità.
La modernità ripensa la soglia riducendo le differenze e insieme amplificando i riferimenti, attribuendo un senso all'informe abitato nella riforma della società urbana, con ad esempio sviluppi verticali spettacolari. L'intensificazione dei flussi inoltre convalida i nodi infrastrutturali come baricentri delle provenienze o degli scambi, delineando una geografia non propriamente urbana. La soglia comunque resta oggi distintiva tra interno ed esterno.
La soglia si oppone all'attraversamento di uno spazio indifferenziato, interponendo intorni ed addensamenti riconoscibili a scale di relazione caratteristiche e interferenti. Il concetto di soglia oggi viene connesso quello di contorno, resistendo alla disgregazione e restituendo una matrice agli abitanti.

La soglia riceve un inedito connotato di relatività, corrispondente alle odierne condizioni e divaricante tra i casi estremi della densità strutturale del centro storico o dell'entropia omologativa del suburbio disperso.
La sequenza diviene una relazione tra i frammenti insediativi nella contemporaneità dello spazio-tempo: si forma il binomio memoria-soglia.
Nella progettazione architettonica e urbana contemporanea si può attuare la strategia di soglia, al fine di ritrovare le correlazioni tra elementi sequenziali indotti dalla crescente dinamica dello spazio, al fine di “ricomporre e risignificare il diffuso.”

Sara Fontana



Soglia
Figure architettoniche

Sergio Crotti

                                                                                                    di Francesco Roesler



Evoluzione del concetto di soglia nella storia del pensiero e dell’architettura


Soglia è termine la cui estensione concettuale trascorre dai miti di origine ai riti di fondazione (Pag. 7)



Nella sua opera Sergio Crotti analizza il concetto di soglia nella storia e nel mito fino all’interpretazione che, specie nei contesti architettonici e urbani, oggi
le si da di limite margine.
Secondo i Greci la soglia era punto di inizio e non di fine delle cose, ma anche intervallo fra due opposti fronti e allo stesso tempo appartiene a entrambi; è
sintomo di persistenza delle variabili interne di un sistema, delimitando un oggetto dal suo insieme.
(Pag 8)


La soglia è tramite concettuale dell’ingresso e dell’uscita, nesso intercorrente tra il cognito e l’ignoto. (Pag. 9)


Nella concezione leonardesca segna il limite che separa la volontà della conoscenza dalla paura di affrontare il viaggio che essa presuppone per essere ottenuta (metafora della caverna); il arcare tale soglia implica l’infrazione di un limite.
(Pag 9)

Tuttavia la soglia non è qualcosa di stabile ma è un elemento dinamico variabile.
Nella concezione temporale del termine segna la ciclicità delle stagioni che a loro volta scandiscono la vita sociale.
(Pag 11)

Essa non è solo cosa astratta, infatti nell’antichità era il punto di incrocio dei grandi cardi della nuova Polis (tetrakion) distinguendo l’ordine dal caos.


Le soglie addensano una materia urbana sottoposta a campi di tensione che segnalano improvvisi cambiamenti di stato (Pag. 23)



Nella concezione moderna di teorici dell’architettura, come Kevin Lynch, la soglia delinea un topos nel tessuto urbano a cui egli da il nome di margine, ossia uno spazio che appartiene a due dimensioni della citta ben distinte, segnandone
il punto di passaggio da una all’altra; delle vere e proprie interruzioni lineari di continuità.
A livello urbano egli notò anche come i margini di una città possano essere anche dati da differenze sociali e etniche che secondo Crotti sono soglie che possono creare discriminazioni.


Associata al muro dimostra una distanza, una separazione, un’esplosione. (Pag. 16)


Nell’architettura contemporanea il tema della soglia è stato ripreso da due giovani architetti portoghesi: Francisco e Manuel Aires Mateus, che in un loro libro, intitolato Abitare il limite, affrotano proprio il tema del limite dell’edificio come nua opportunità di progettare spazi.
Nei loro progetti questi architetti danno alla soglia una valenza centrale, rendendo addirittura abitabili i muri che separano l’ambiente esterno, pars hostilis, da quello interno, pars familiaris.
Questi due architetti usano la soglia come, secondo le parole di Crotti: “nucleo generatore di trasformazioni”.


Le soglie traspaiono dall’interferenza di matrici fi gurali equilibrate e concorrenti che rivelano la propria esistenza biunivoca, multivoca ed equivoca (Pag. 22)


La soglia è anche il limite che sta sopra le nostre teste che da sempre l’uomo ha sfidato, dalle ziqqurat ai moderni grattacieli.
(Pag 24)

Ma nel suo separare le cose la soglia è anche stimolo a ricongiungerle, con artifici che per esempio riuniscono ciò che la natura ha diviso (come i ponti) o ciò che l’uomo ha diviso (come portali nelle mura difensive).
Oggi quindi i limiti delle nostre metropoli sono visti come opportunità paradossali per sviluppare esse stesse spostando così le loro soglie sempre più in la
in un continuo divenire dinamico.
(Pag 26)

Per concludere in Lynch come in Crotti la connotazione di un luogo è data dalla sua individualità ossia dalla line ache lo separa dal suo contesto, sia
essa fisica che legata all’astratto o alla memoria.
(Pag 35)
















Soglia

Crotti S.,” Figure architettoniche: Soglia”

Marta Giussani 782504

limite – contorno - bordo

L’intero scritto intende chiarire il complesso concetto di soglia e sottolineare come questo possa essere associato a campi diversi, spaziali, culturali e mentali. Soglia è espressione del limite, un intervallo. La soglia indica le preesistenze e i cambiamenti tra assetti dinamici come, ad esempio, le trasformazioni avvenute in diversi periodi storici. La soglia è un orizzonte, un incrocio, un bivio che separa l’entrata dall’uscita, il giorno dalla notte, il noto dall’ignoto.(pag 7.8)
Un segno sul terreno, un sentiero delineato dal passaggio di turisti determinano linee, punti e quindi soglie, spaccature, bordi.(pag 10)
Se, all’interno di una polis la figura della soglia è facilmente riconoscibile nel punto di incontro tra i cardini, all’interno di strutture insediative complesse è più difficile individuare con chiarezza e sicurezza questo “fenomeno”, perché a volte il luoghi appaiono illimitati.(pag 12-13)
La soglia è indice di trasformazione, è un varco. A questo proposito risulta illuminante e chiarificatrice la metafora della porta e del muro, intesi come elementi separatori tra due ambienti distinti e distanti e quindi come soglia.
In architettura la soglia si traduce dapprima nel concetto di limite tra spazio incluso e spazio escluso e in seguito come intervallo tra porte.(pag 16-17)
Ma la soglia non si manifesta unicamente tra unità distinte, bensì è riconoscibile anche tra entità omogenee. Esistono diversi tipi di soglie: in primo luogo soglie di natura fisica naturale come le linee costiere, i rilievi orografici o i corsi dei fiumi, poi soglie di origine antropica come grandi infrastrutture. In entrambi i casi, queste soglie hanno una duplice valenza: da un lato organizzano lo spazio e lo dividono in regioni, dall’altro costituiscono i bordi che riuniscono e connettono le diverse parti e garantiscono unità. Si connettono parti che allo stato naturale sono interrotte, come avviene nei corsi d’acqua tramite ponti o nelle cinte murarie tramite porte. Ecco perché soglia è contemporaneamente sinonimo di separazione e ricongiungimento. (pag 23-25)
La moderna ricerca architettonica assume come limiti sia caratteristiche di tipo naturale che insediamenti artificiali e disegna l’abitato assumendo quest’ultimi come soglie. (pag 27)
Oggi la soglia è pausa tra eventi, vuoto tra i pieni. I nodi infrastrutturali generatori di grandi flussi sono visti come soglie fittizie e fanno sì che la soglia diventi un segno distintivo tra interno ed esterno, tra chiuso ed aperto, tra spazio ampio e spazio ristretto.(pag 34)
Di seguito si riportano due immagini che esprimono due diverse espressioni del concetto di soglia.

A sinistra, A Line Made by Walking,una linea retta scolpita sul terreno semplicemente calpestando l’erba, rappresenta il risultato di un’azione. É una soglia temporanea ma ben delineata e visibile, che scomparirà al rialzarsi dell’erba.
A desta, un immagine della città di Dubai dove non esiste il confine tra il costruito e il deserto, la soglia è difficile da cogliere, è una pausa tra lo spazio circostante naturale e lo spazio interno artificiale.











































SOGLIA
Sergio Crotti fornisce in questa lezione infinite definizioni e concetti di “soglia” (pag.7): varco, intervallo, contorno, ingresso, uscita, sipario tra giorno e notte, solco, segno, tramiti, passaggi, demarcazioni, soglia geografica (la trasgressione dell’uomo di andare nello spazio), soglia naturale (isole e terre separate da mari e fiumi) che sono ricongiunte tramite ponti sono solo alcune di queste. Cominciando “dai miti d’origine ai riti di fondazione”, dove la massima essenzialità simbolica della soglia si riassume nel “tetrakion”confitto nel terreno a designare l’incrocio tra i cardini ordinatori della futura polis, Crotti ci indica come il concetto di soglia si sia modificato e come la società in cui viviamo abbia modificato esso, dinamizzandolo instabilizzandolo fino a produrre quelle radicali modificazioni metropolitane in cui ci troviamo dove il senso di delimitazioni geografiche è perduto.
La soglia “si disarticola e riappare discontinua nei meandri delle strutture insediative complesse”“si insinua negli intervalli di labilità entro i processi di variazione degli assetti dell’abitato”.
La soglia si può codificare come uno scambiatore della trasformazione del mondo, presuppone una relazione, un rapporto, un legame. Si può riconoscere il concetto di soglia in quella che è “la linea saliente della porta (pag.16), espressione di una distanza, di una separazione, di un’esplosione che assimila la soglia a un “non luogo” (pag.16) conteso, poiché “osserva insieme il sito immediato e le sue esternalità che, nel paesaggio surmoderno, sono costituite appunto di non-luoghi e di immagini”
E’ l’architettura della soglia che traspone il concetto di limite individuando in esso un segno di “demarcazione” (pag.17) tra lo spazio incluso e lo spazio escluso, tra luoghi abitati e lande inabitate, un’intervallo che promuove la soglia a “condensatore di molteplici relazioni, attrattore dinamico degli ambiti coinvolti che può dunque considerarsi nucleo generatore (pag.18) di trasformazioni”.
Riassumendo la soglia “assume dapprima una configurazione coincidente con il concetto di limite; in seguito appare intervallo tra porte e infine diviene sequenza, aderente alla concezione dinamica dello spazio.
Ed è proprio nella configurazione di sequenza che le caratterizzazioni morfologiche esteriori si attenuano, e i caratteri significativi, rappresentativi, espressivi e comunicativi che hanno caratterizzato le architetture del passato vengono rinnovati dalla ripetitività di un paesaggio elementare, frammentario e banalizzato.
E’ compito della nuova conformazione dell’architettura e degli architetti sottolineare l’evidenza, esprimere il ruolo e proiettare i contenuti trasformativi della soglia; con l’accentuazione di essa si può conferire senso all’informe abitato.
Queste demarcazioni ai margini della città costituiscono dei “luoghi notevoli” (pag.20) che nascono da una strategia urbana che si basa sui nodi strutturali che coincidono con le centralità relative riconoscibili nell’abitato dando forma alla “città multipolare” (pag.20).
Le soglie concentrano una materia urbana che portano a improvvisi cambiamenti di stato, da strutture dotate di stabilità relativa si arriva ad altre configurazioni come possono essere “gli assetti insediativi diffusi o la sovra strutturazione dei suoli artificiali ripetuti in altezza verso una sommità (pag.23), dove il principio del limite si espande verticalmente (skyscrapers).
Lo spaesamento dell’abitato disperso fa sorgere il dubbio che la soglia non separi più due parti dotate di senso, ma rispecchi un insensato ripetersi di elementi del quale si sono persi forma, uso e funzione.
Sopravvive tuttavia una potenzialità correlativa, generata da caratterizzazioni naturali (rilievi orografici, linee costiere) o determinazioni insediativi artificiali ( grandi infrastrutture, emergenze urbane preesistenti), capaci di ricreare valori simbolici e significati espressivi a un nucleo in espansione, sostituendo “al fronte centrifugo dell’espansione il moto centripeto della condensazione”; “alle geometrie prescrittive ed univoche, succedono corrispondenze modulari, in serie o alternate, visibili nei grandi diaframmi edilizi degli anni ’20 e ’30 che interpongono tratti discontinui e relazioni indirette per evocare la sopravvivenza di uno statuto interno distinto da uno statuto esterno”.
Ormai cadenza discontinua che intercala i diversi elementi della scena urbana secondo “percorsi della memoria” come potrebbero essere oggi a Milano la cerchia dei muri e le relative porte, oggi la soglia è sinonimo dall’estensione raggiunta dal paesaggio abitato e si ritrova a essere svuotata da quegli attributi che la costituivano “tramite e passaggio”, permane ragione distintiva tra interno ed esterno, tra regione ristretta ed estensione ampia, tra luogo chiuso e spazio aperto definendosi un “luogo di luoghi notevoli”.
La soglia architettonica diviene specificazione a scala locale di sistemi urbani a scala globale e segue il principio di “sequenza”, il che non significa una successione di porte multiple, ma una relazione fra i frammenti insediativi precedenti. La ridefinizione sequenziale della soglia attinge quindi alla dimensione della memoria, oggi “cruciale linea di resistenza alle sovraimpressioni mediatiche e alle conseguenti cancellazioni culturali”, e riesce a rendersi visibile grazie alla forza attrattiva propria del progetto che intensifica le differenze, cosi che le correlazioni multiple che delineano un apparato di soglia possono essere formate da tanti componenti singolari che esprimono l’appartenenza all’insieme.
L’architettura per Crotti è fortemente legata al contesto, ogni progetto dovrà confrontarsi con esso predisponendo giusti “ancoramenti”, da cui dipenderà la qualità dialettica con l’intorno; questo concetto chiave di Crotti è anche una critica all’architettura decontestualizzata odierna che si estranea completamente dal contesto.

CROTTI SERGIO, Figure architettoniche: la soglia, Unicopli, Milano 2000.
autori: Camilla Fasoli 769968, Crispino Alessandro Iannello 781192











Crotti S., Figure architettoniche: soglia

All’interno del discorso che Sergio Crotti fa per spiegare il significato del termine “soglia”, si può provare ad estrapolare una lettura finalizzata a spiegare questo termine legato al concetto di “città”.
“La massima essenzialità simbolica della soglia si riassume nel “tetrakion” confitto nel terreno a designare l’incrocio tra i cardini ordinatori della futura polis”.
Così come si apprende dai racconti di rituali di fondazione o di impossessamento di siti, la soglia diviene il confine tra luoghi sicuri, domestici, abitabili e luoghi inesplorati e selvaggi.
La soglia, nella città, ha il ruolo di dividere, in modo dialettico, parte inclusa e parte esclusa dall’ambito iscritto attorno al segno di fondazione e ambito circoscritto attorno ai confini delineati dal fondatore.
Nel momento in cui si creano nuovi spunti spazio-temporali, la soglia assume un concetto più dinamico, e di conseguenza la sua instabilità provoca dei cambiamenti a livello metropolitano, che portano al venir meno delle delimitazioni geografiche, sociali e funzionali.
Mediante la rielaborazione del concetto di soglia, le strutture insediative complesse, appaiono come frammentate, attraversate, nei meandri, in modo discontinuo, da figure limite.
In queste condizioni, la città può essere rappresentata attraverso mappe di diverso tipo, finalizzate a cogliere molteplici aspetti delle città stesse.
Le trasformazioni dell’uomo contemporaneo, tendono a riportare l’attenzione all’antico problema del movimento, della sopravvivenza stessa degli utenti di luoghi “illimitati”, per cui si fa strada il tentativo di creare un discrimine, una soglia appunto, tra continuo e discontinuo, tra apparente familiarità nell’approccio con l’intorno e totale disorientamento dovuto ad eventi inaspettati che modificano la struttura dei luoghi.
In questo percorso, la soglia trova spazio all’interno dei processi di variazione dell’abitato, può essere immaginata come “luogo di quiete nella perturbazione”, distingue i fenomeni stabili dagli instabili”.
Il concetto di soglia accompagna quello di città quando si parla di processi che tendono a valorizzare la qualità progettuale che trova la sua applicazione all’interno delle “discipline dello spazio” nell’ambito dell’architettura e dell’urbanistica, dove la tendenza si rivolge verso la costruzione di un sistema di simboli, verso la gerarchizzazione del “diffuso periurbano”, verso la valorizzazione dell’ambiente, in vista della creazione di una morfologia del territorio di tipo strutturale.
La soglia viene identificata in modo semplicistico, attraverso l’immagine della “porta”; associata all’immagine del muro, viene definita “limite a due facce nell’opera architettonica originaria” e rappresenta una distanza, una separazione, diventa un “ambiguo luogo inesteso ma abitabile”.
La soglia rielabora il concetto di limite, ponendolo come luogo della demarcazione tra incluso ed escluso, tra abitato e non abitato.
Infine, l’aspetto più affascinante del concetto di soglia, viene dal suo rovesciamento di senso, quando i rilievi montuosi, le pianure ed i fiumi, intesi come soglie naturali, che da un lato dividono regioni, città confinanti, diventano successivamente segni comuni che unificano i bordi, e creano un’identità toponomastica comune.
Dunque, se ciò che divide, unisce, la soglia, per le città, è insieme separazione e unione, fondando a principio di questa teoria il concetto di discontinuità.

Alessandra Dall'Ara










soglia

Sergio Crotti, Figure architettoniche, Unicopli, Milano 2000

Lorenzo Manca Liaci


“Il solco tracciato nel suolo, il segno disposto sul terreno, o il varco misurato tra luoghi restituiscono, nel corso millenario, le molte versioni del transito dall’una all’altra regione, determinando punti, linee, superfici che insieme congiungono e dividono: ogni volta soglie, ovvero tramiti, passaggi, demarcazioni, individuati dall’esistenza reale come dall’appartenenza virtuale” (pag. 10).

La soglia può nascere con il tracciato originato dal passaggio dell’uomo lungo un percorso.
La soglia intessa come “segno sul suolo” rappresenta la certezza, la parte conosciuta di un paesaggio ignoto, che potrebbe rimanere in eterno l’unica manomissione che contamina l’armonia del luogo inesplorato, oppure diventare la traccia generatrice di una totale urbanizzazione, la traccia che solcherà lo spazio costruito e “riempito di cose”, camminato e “riempito di significati”.[1]

La citazione di Crotti trova corrispondenza in alcune opere di arte contemporanea, in particolare quelle di Richard Long.
Il “transito” è un tema che appartiene a Richard Long, che spesso si concentra sull’azione del camminare, che sfrutta il passo come strumento “per esplorare le relazioni tra tempo, distanza, geografia e misura.” [2]

L’azione nei confronti dell’ambiente è simile a quello dell’architetto: l’antropizzazione è inevitabile nonostante tutto sia estraneo all’industria, e nonostante il tipo di linguaggio essenziale, l’adozione di forme archetipe, e i materiali utilizzati siano familiari alla natura.

Si osserva anche come alcune delle opere di Richard Long si possano interpretare, nonostante egli rinneghi riferimenti simbolici o mistici, come soglia - limite, che definisce superfici chiuse, aree percepite dall’osservatore come inaccessibili perché pericolose, o inviolabili perché “sacre”.



Richard Long, Earthquake-Circle

L’artista e l’architetto hanno in qualche modo bisogno di sentirsi la “soglia mediatrice” tra l’uomo e la natura, entrambi hanno il desiderio di “dare un nuovo ordine al disordine” e di “proporre nuovi modelli di accoglienza e soprattutto di adattabilità nei confronti dell’ambiente che lo circonda” [3], ma tralasciando i loro obiettivi, l’unico fatto certo è che l’uomo necessita di rileggere, controllare, imitare ciò che non è stato ideato o creato da lui.



“Nei rituali di fondazione e di impossessamento dei siti viene a significare la partizione di luoghi inclusi, abitabili, domestici (“pars familiaris”) rispetto ad altri esclusi, inabitabili e selvaggi (“pars hostilis”) (Pag. 10)

Questa distinzione tra “ luoghi” trova corrispondenza nell’ambito teatrale e cinematografico, in cui il “luogo incluso” appartiene al mondo della finzione, vissuto attraverso la recitazione.
In questa dimensione l’attore è al riparo dal susseguirsi di eventi imprevedibili, egli vive azioni programmate.
La soglia che lo tiene al riparo, da ciò che non è conosciuto e previsto, racchiude il palcoscenico oltre il quale vi è il “luogo escluso e selvaggio”, il caos che sottopone il non-attore a destini non controllabili da nessun autore.
Nel teatro gli attori si muovono attraverso soglie artificiali, che imitano quelle costruite all’esterno, altrettanto artificiali.
Talvolta gli attori di teatro e del cinema si orientano sul palco sfruttando linee tracciate a terra, “segni sul suolo”, soglie che definiscono spazi immaginari, costruzioni invisibili.
In “Dogville” Lars Von Trier gli attori vivono in un paese di cui è restituita fisicamente solo la pianta.



immagine tratta da Dogville, Lars Von Trier, 2003


I confini di Dogville sono delineati da pareti che  non lasciano intravedere un orizzonte in lontananza, come se Dogville rappresentasse la mente umana, più che un paesaggio urbano, con limiti che non permettono di oltrepassare la soglia della conoscenza umana.
Il “luogo escluso” in questo caso è il vuoto di cui non si conosce la forma, il suono, la quantità, un “luogo” forse più inquietante e minaccioso del caos.

La soglia è una difesa materiale che consente di preservare lo spazio del movimenti e delle visuali, è l’essenza della “possibilità”, che lascia la confortevole sensazione che ci sia ancora qualcosa di non stabilito e imposto, ma è anche difesa psicologica dalla fobia dell’ignoto, il recinto che impedisce di esplorare i campi che non ci appartengono.


[1] Francesco Careri, Walkscapes, Piccola Biblioteca Einaudi, 2006
[2]Richard Long: heaven and earth, tate gallery, uk
[3] Tratto da un articolo su http://culturalblog.it/







Soglia Di Trasformazione
Da:  Sergio Crotti - “Figure Architettoniche : Soglia”, Unicopli, Milano 2000.
PAROLE CHIAVE CORRELATE : TRAMITE, PASSAGGIO, DEMARCAZIONE, NON-LUOGO, LIMITE, ARCHITETTURA DELLA SOGLIA, INCRESPATURA DI SUPERFICIE, LINEA DI FORZA, SEQUENZE, CITTA’ MULTIPOLARE, VUOTI URBANI.



“ Espressione emblematica del limite, non è il punto in cui una cosa finisce, ma ciò a partire dal quale una cosa inizia la sua essenza ”



La soglia rappresenta il tramite concettuale dell’ingresso e dell’uscita, sipario tra il giorno e la notte, nesso intercorrente tra il cognito e l’ignoto”.

Il suo aspetto simbolico è da rintracciare nell’antichità dei riti di fondazione delle città dove il “tetrakion” infisso nel suolo andava ad individuare l’incrocio tra i cardini della polis.
Dilatando il punto di origine si poteva individuare la “regio extensa”, l’ambito di sviluppo al suolo della città, identificata a mezzo della dialettica che si instaurava tra l’area inclusa ed esclusa. 

Questo apparato simbolico risultava, però, concettualmente reversibile nella scelta di de-istituzione della città.

La soglia si definisce, quindi, come “fragile, incerto e variabile TRAMITE, PASSAGGIO o DEMARCAZIONE” di luoghi provvisori.

Il senso dinamico e l’instabile labilità del confine danno origine all’odierna realtà delle modificazioni metropolitane in cui le delimitazioni geografiche, sociali e funzionali si affievoliscono e risultano discontinue nella definizione delle strutture insediative complesse.

La soglia, “contorno della forma tra sfondo e figura”, viene tradotta, nelle società complesse, in “nesso tra organismo ed ambiente”, passaggio dallo stadio di naturalità a quello di artificialità”.

Luogo di margine e interconnessione, si veste da “luogo del rapporto”, è una pausa, un “NON-LUOGO” condannato ad osservare e considerare, al medesimo momento il sito e le sue estremità, ciò che sta all’esterno, incarnando gli ambiti indefiniti e, tal volta indecifrabili che vi si interpongono.

Gli ambiti della trasformazione.


Pagg:  7 - 16


La traduzione del concetto del LIMITE annesso alla soglia, si identifica nel “segno di demarcazione tra abitato ed inabitato definito dall’ARCHITETTURA DELLA SOGLIA”.

Questa particolare figura, può essere visivamente descritta come una “increspatura di superficie, un fronte d’onda”.
Concettualmente, può essere assimilata a “LINEE DI FORZA emergenti da fratture, discontinuità e dissolvenze”.

Sono, infatti, gli ambiti di limite non definiti che divengono, proprio a causa della loro indeterminata potenzialità e dell’ampio ventaglio di opportunità che possono coprire, intervalli tra i vari poli cittadini e, infine, “sequenze” di sistemi relazionali che potrebbero, una volta connessi, dare origine a nuove configurazioni pulsanti interconnesse a rete.

Amplificando le “soglie in sequenza e rendendole supporti ai luoghi notevoli”, si riesce a dare nuovo senso all’abitato informe, originando la “CITTA’ MULTIPOLARE”.

Le soglie divengono condensatori di “materia urbana, sottoposta a continui cambiamenti di stato. Da strutture labili, si perviene a configurazioni successive altre e diverse, dimostrando come, il dispositivo della soglia, non si profili soltanto tra entità contendenti, ma si manifesti anche in situazioni tendenzialmente omogenee alimentando creste d’onda a massima concentrazione strutturale che divengono supporti, segni trascrivibili nella modificazione dinamica”.

Per mezzo di questo procedimento si assiste alla perdita della sostanziale differenza tra urbs e rus e la soglia svolge il ruolo sia di separazione che di ricongiungimento.


Pagg:  17 - 25


La moderna realtà polarizzata origina numerosissime soglie, “punti discreti” che ridisegnano le mappe insediative.

Se, in passato, limiti e confini corrispondevano alla naturale disposizione geografica del territorio e dei suoi elementi naturali,  ora le “soglie trapelano da discontinuità, fratture, interstizi, intervalli, dai cosiddetti vuoti urbani”.

E’ proprio all’interno di questo composito panorama di “presenze e assenze” che la soglia architettonica mette in relazione le realtà frammentarie che donano nuova, ricomposta, identità al luogo, rifacendosi alla sua memoria.

“Il luogo riafferma finalmente il suo primato” attraverso la molteplicità delle “soglie introiettate nell’architettura" che ricompone il diffuso per donargli nuovo significato.


Pagg:  27 – 38
                                                                                                                     
_ Stella Stefania Baso _



Soglia
Sergio Crotti, “Figure architettoniche: soglia”, Ed. Unicopli, 2000
“L’accezione progettuale della soglia rende indissolubili i suoi attributi astratti, le sue connotazioni spaziali e il suo dispositivo architettonico che delimita, interferisce, discrimina luoghi implicando un enunciato a tesi: ovvero che la soglia assuma dapprima una configurazione coincidente con il concetto di “limite”, […] che in seguito appaia “intervallo” tra porte, dotandosi di una estensione connaturata ad un dispositivo separatore; che divenga infine “sequenza”, aderente alla concezione dinamica dello spazio.” [p. 18]
Questo breve estratto dello scritto di Sergio Crotti ben sintetizza quella che è stata l’evoluzione storica del concetto di soglia, in quanto figura architettonica, attraverso le varie fasi del pensiero urbano. Se, infatti, il termine “soglia” porta con sé, solcando “molteplici dominii del sapere”, un’infinita varietà di significati e di significanti che non sono riassumibili e analizzabili in una singola trattazione, essi sono, invece, rintracciabili, nonostante la complessità e l’estensione concettuale dell’argomento, nel momento in cui si focalizza la propria attenzione sull’idea di soglia in quanto “figura liminare, spazio della transizione, luogo di discrimine”. Architettonicamente parlando la soglia si può identificare in tutti quegli elementi che svolgono la funzione di luogo di transizione, di spazio intermedio. Nell’architettura classica il portico dell’agorà o del foro, così come il colonnato dei templi erano il filtro che segnava il passaggio dallo spazio pubblico aperto a quello chiuso. Questa figura architettonica si è evoluta nelle forme nel corso dei secoli, mantenendo però intatta la propria funzione di soglia. Basti pensare come, con Le Corbusier, “la foresta di pilotis assume il ruolo commisuratore (esterno/interno, sopra/sotto, artificio/natura) del colonnato” (F. Zanni, “Abitare la piega. Piegare, incidere, stratificare”, Ed. Maggioli, 2010).
Nel suo scritto Crotti traccia un quadro di come questa figura si sia modificata nel corso del tempo, in rapporto con il processo evolutivo dell’uomo e del suo rapporto, prima, con i limiti naturali, poi con quelli che si è autoimposto e, infine, con il loro superamento e il conseguente senso di libertà o spaesamento che questo a provocato.
Procedendo per gradi va detto che, innanzitutto, l’uomo ha dovuto confrontarsi con quelle soglie, quei limiti che la natura gli ha posto davanti: corsi dei fiumi, rilievi montuosi, depressioni terrestri, che in origine erano gli unici elementi che in origine dividevano la terra i regioni. Allo stesso tempo dovette però fare i conti con il senso di spaesamento dovuto a dimensioni troppo grandi per lui, dimensioni che oggi definiremo appunto “non a misura d’uomo”. Da qui la necessità, da un lato di ingegnarsi per trovare soluzioni per il superamento di quelle soglie che rappresentavano limiti e ostacoli per il suo movimento, connettendo “parti in natura interrotte”; dall’altro l’esigenza di crearsi nuove soglie, nuovi elementi di divisione al fine di circoscrivere un proprio spazio (il primo spazio artificiale, antropizzato) e quindi un “segno di demarcazione tra lo spazio incluso e lo spazio escluso, tra luoghi abitati e lande inabitate”.
Questo segno ha acquistato via via sempre più forza: “da univoco segno inesteso, la soglia acquisisce poi dimensione biunivoca” identificandosi con “la linea saliente della porta, molte volte riscritta nella storia delle civilizzazioni”. La soglia assume quindi le dimensioni del muro e le forme vere e proprie di luogo di passaggio, anzi, di “non-luogo”, di “intervallo conteso tra opposte fronti” che trova corrispondenza con entrambe, ma non coincide con alcuna di esse.
Ma nel corso dell’Ottocento accade che le mura inizino a perdere di significato in quanto strumento difensivo e con esso si svuota progressivamente anche il valore di soglia che esse rappresentavano. All’esplosione demografica della rivoluzione industriale corrisponde un forte processo di inurbamento attivo, per ragioni ovviamente mutate, ancora ai giorni nostri, che ha portato a un’inarrestabile espansione delle superfici urbane di città sempre più diffuse e che ha spinto alla dinamizzazione e alla moltiplicazione del soglie propriamente dette. Più precisamente si è assistito ad una continua rielaborazione del concetto stesso di soglia che ora non è più identificabile con qualcosa di statico. Immersi in una realtà privata di “luoghi notevoli”, si assiste così al paradossale ritorno a quella sensazione di primordiale spaesamento causato dalla mancanza di punti di riferimento in città illimitate. Lo sconfinamento, il superamento e l’abbattimento dello soglie hanno portato a questa illimitatezza che causa l’assenza di una centralità di riferimento. La necessità di appartenenza ad un luogo insita nella natura umana ha portato alla generazione di nuovi luoghi simbolici di riferimento, di nuovi poli, di nuove “centralità relative”. Il supporto a questa “città multipolare” è fornito dall’”amplificazione delle soglie in sequenza” che restituisce senso ad un abitato informe.
Le soglie sono ora rappresentate dalla rete delle vie di comunicazione, che hanno creato una ragnatela sempre più fitta di “non-luoghi”; dagli aeroporti e dalle stazioni ferroviarie, che come enormi stargate assorbono al loro interno folle di persone per rimaterializzarle in un altro luogo; dalla rete virtuale del network che permette di annullare qualsiasi distanza spaziale e temporale.
Stefano Cevini



SUOLO



FABRIZIO ZANNI, A CURA DI ANNA TRILLO, “ABITARE LA PIEGA.”, MAGGIOLI EDITORE 2010
PAROLE CHIAVE CORRELATE: PIEGA, CONTESTO, SPAZIO SENZA SCATOLA, PROGETTO DI SUOLO, ARCHITETTURA BIOTECNOLOGICA, CLIFF CITY
Claudia Manenti



Il concetto di “piega” è strettamente legato al tema della composizione architettonica. La piega presuppone uno “sviluppo dinamico (…) riferibile alla rottura della modalità classica di rapporto tra basamento e coronamento”. Il coronamento di un edificio può diventare suolo di base, il basamento può sollevarsi e staccarsi dal suolo, attraverso pilotis con Le Corbusier, che “determina un distacco netto tra corpo architettonico e suolo matrice”. Nasce quindi una distinzione tra suolo e suolo artificiale. 


p. 9


Scrive Zanni: “il suolo emerge come elemento ed attore di un’architettura che da un lato riconosce il paesaggio come primo interlocutore e inoltre si costituisce come parte di esso, modificazione, alterazione, ibridazione dello stesso”. Il suolo diviene elemento generativo dell’idea di architettura. “Il concetto di piega (…) è in prima istanza quello dell’architettura del suolo, della architettura-suolo del landform”.  L’edificio diviene nuovo suolo urbano ma allo stesso tempo scava il terreno; è a questo punto che si inserisce il concetto di contesto inteso da Eisenman come “fondamentale strumento di progetto ricavandovi le tracce, la stratificazione storica, i nuclei ed i tracés ordinateurs”.


 pp.10-16


Nel capitolo Spazio senza scatola Luigi Coccia parla di “processo di rigenerazione urbana fondato su un progetto di suolo, un’azione programmatica che si pone l’obiettivo di conferire senso e qualità allo spazio senza scatola, allo spazio neutro che si dispone tra le cose”. E’ necessario quindi individuare, osservare, descrivere e designare lo spazio aperto, delineando una nuova concezione dello spazio, che si associa all’architettura del suolo. Scrive infatti  Secchi: “Lo spazio che sta tra le cose è divenuto vuoto perché privo di un ruolo riconoscibile, a quello spazio si chiede solo di essere permeabile, di lasciarsi percorrere frapponendo il minimo di resistenza”. Non si tratta più di progettare oggetti inseriti  nel contesto mediante il principio di atterraggio, caratteristico del pensiero moderno, ma di “conquistare” il suolo anche e soprattutto attraverso il “disegno della vasta esplanade che trasforma il sito naturale in architettura”, secondo la visione disincantata della contemporaneità. Come scrive Coccia “da semplice terreno di approdo, il suolo diviene il nuovo punto di partenza per una ricerca che tende a conferire qualità ad un dato fisico comunemente trascurato, offuscato dalla carica figurativa autoreferenziale degli edifici”. Il suolo si trasforma in esperienza architettonica, in rapporto diretto con l’edificio.


pp.41-58


Nel testo filosofico di Deleuze La piega. Leibniz e il Barocco, lo scrittore considera tale stile architettonico come significativo nell’analisi della piega. “Il Barocco produce di continuo pieghe”, le quali si relazionano ed interagiscono col suolo “poiché sono implicate in una rifondazione immanente del senso della terra (…). Il concetto di piega di Leibniz e quello di immanenza di Spinoza formano un unico sistema anticartesiano” che costituisce un nuovo “naturalismo” che ristabilisce i diritti della Natura. “La piegatura del suolo forza la terra ad essere parte di un nuovo progetto, non lascia, con le parole di Heidegger, che la terra sia una terra”, scrive Moretti. L’architettura si fa natura, non nel rispettarne il suolo, ma nel ridefinirlo con piegature che lo frammentano e potenziano, secondo le modalità del rizoma, il quale “connette un punto qualunque con un altro punto qualunque e d opera secondo una memoria corta o un’antimemoria”.


p.65-73


Scrive Gregory: “Il suolo piegato e contorto diviene il terreno sul quale tende a crescere un’architettura biotecnologica”. Tale terminologia riunisce in sé biosfera, sociosfera e tecnosfera, producendo così un’architettura naturalistica contemporanea che ritrova la natura passando per il digitale-virtuale, ed esalta il suolo attraverso strumenti che tendono a negare la realtà materiale, utilizzando “la virtualità per fuggire l’artificiosità deterministica  della realtà contemporanea, per trovare, tramite la piega, un nuovo suolo naturale e vitale”.


pp.77-79


Giacomini tratta nel suo capitolo il concetto di “cliff city”, in cui viene analizzato il sito di Wave Rock. Esso rappresenta un “esempio concreto e materico di piega territoriale, piega geologica (…). Questo caso geologico è anche un caso simbolico della categoria “piega” nel suo intero, che è natura e artificio ma anche originariamente, fondamentalmente suolo”. La piega emerge dal suolo, “sorge da una dimensione naturale territoriale, per-architettonica e incontra poi una serie di fattori che la traducono in qualcosa di antropico, di culturale e architettonico.”


pp.179-181


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