ORIZZONTE / PARALLASSE

ORIZZONTE

“…nel XXI secolo gli orizzonti delle nostre esperienze più importanti sono sempre più dilatati. Viviamo e pensiamo in maniera diversa, e per questo ci sentiamo diversi. Quanto sono elastiche le nostre menti? Quanto possiamo dilatarle?” – Steven Holl

Orizzonte è una parola chiave che ricorre in molti temi trattati nel saggio di Steven Holl.
E' un elemento legato al fenomeno da cui il libro trae il titolo, Parallax, ovvero la parallasse, che  può essere definita come spostamento di un oggetto osservato da luoghi diversi in rapporto ad un riferimento mobile.
Citando  lo stesso Holl, la parallasse è:

“il cambiamento della disposizione di superfici che definiscono lo spazio come risultato  del cambiamento della posizione dell’osservatore” (Pag:13).

Perché il cambiamento di cui parla abbia luogo, è necessario che l’osservatore attraversi lo spazio in tutte e tre le sue dimensioni, non solo nel suo piano orizzontale, così da moltiplicare notevolmente i punti di vista e quindi le prospettive.
Attraverso gli spostamenti del corpo, l’osservatore può godere di punti di vista che scorrono su assi verticali e obliqui in direzione dell’oggetto.
Il corpo in movimento sviluppa sequenze e permette quindi di estendere la percezione dello spazio.

Movimento e “torsione del corpo” sono le condizioni necessarie per il “distacco dall’orizzonte”.
L’approccio a questi temi affonda le radici nel pensiero dei maestri del passato.
In alcuni frasi del saggio riecheggia il “camminare l’architettura” di Le Corbusier, in particolare nelle righe in cui Holl afferma che:

“Il movimento del corpo è l’elemento di connessione tra noi e l’architettura quando attraversa le prospettive sovrapposte che si formano all’interno degli spazi.” (Pag: 13)

e più avanti: 

“la nostra facoltà di giudizio è incompleta senza l’esperienza dell’attraversamento degli spazi.” (Pag: 13)

Anche nelle opere architettoniche di Steven Holl, oltre che negli scritti, si riconoscono alcune tracce, seppur reinterpretate e ristudiate, dell’insegnamento di Le Corbusier: sono presenti alcuni richiami formali  e stratagemmi legati all’uso della luce e al suo uso come materia, di cui si parla  nel capitolo “partiture di luce”.
Alcuni riferimenti agli studi di Steven Holl sulle opere di Le Corbusier sono presenti anche nel saggio, in particolare quelli che riguardano la sua esperienza al Convento di Santa Maria della Tourette (Le Corbusier, 1956-1960), la cui descrizione sembra il racconto intimo di un’esperienza, vissuta attraverso la percezione di forme e spazi, in cui peraltro si accenna alla “componente orizzontale”:

“L’intero edificio comincia con un orizzonte all’ultimo piano – tranne la chiesa – ed è sospeso senza “toccare terra”.” (Pag: 16)

L’orizzonte diventa un parametro inevitabile usato per delineare un connotato o per marcare i confini; l’orizzonte è un fatto che l’architetto considera come possibile chiave di lettura nei suoi studi e nei suoi progetti; è una traccia da seguire o un margine da cui allontanarsi.

Holl percepisce l’orizzonte a diverse scale tra cui quella urbana:

“L’orizzonte apparente è un fattore determinante nell’interpretazione spaziale del corpo in movimento; ma alla metropoli moderna spesso manca questo orizzonte.” (Pag. 13)

Questa breve citazione esprime in maniera efficace la percezione che Holl ha della metropoli moderna, secondo lui priva dell’orizzonte come riferimento assoluto, perché nascosto o costituito dai volumi degli edifici:

“Non esiste una misura più importante della forza del potenziale dell’architettura” (Pag. 13)

Il saggio ha l’intensità di un manifesto ideologico, in particolare nel primo capitolo, che assolve al ruolo di una premessa indispensabile per apprezzare la filosofia di Steven Holl.
L’ “orizzonte” è il tema dominante di questa premessa, a partire dal suo titolo: “Orizzonte Elastico” è il confine della ricerca, reso flessibile da possibili nuove contaminazioni.
La ricerca di Steven Holl  è colorata dalla sua poetica personale, “che resiste alla moderna architettura dell’informatica, della comunicazione, dell’immagine” [1] .
Il percorso concettuale su cui si fonda l’architettura di Holl attraversa i campi della letteratura, della musica, della scienza nelle sue molteplici branche come la chimica, la microbiologia, la fisica e la cosmologia, oltrepassando così “l’orizzonte” criteri e dei metodi tradizionali e affrontando il progetto in modo alternativo e innovativo.

Il fascino per i fenomeni astronomici unito alla volontà di spingersi verso un’architettura sperimentale porta a sconfinare dalle logiche tradizionali, e a fondare la propria filosofia  ispirandosi alle dinamiche dell’universo: metaforicamente l’orizzonte dell’evento di un buco nero rappresenta il limite all’interno del quale la mente umana può risucchiare attributi da tutte le nozioni che gravitano nel vasto campo della conoscenza.

“Si considerino le discussioni recenti sul comportamento di un buco nero in una galassia lontana 100 milioni di anni luce…Il limite esterno di un buco nero, il raggio della non possibilità di fuga per materia e luce, viene chiamato “orizzonte dell’evento”…Il termine “orizzonte” è dunque aperto a nuovi limiti e nuovi significati che portano a scoperte imprevedibili” (Pag: 10)

“L’orizzonte non è soltanto una condizione ottica, ma anche un momento rotante nello spazio tempo. In questo senso, la terra non è il suolo.” (Pag: 11)


“Gli orizzonti del pensiero (persino i più ampi, più estesi e che incorporano rotazioni ed energie) cercano di riconciliare le dimensioni microscopiche ed ecologiche in crisi sulla terra. Se l’orizzonte del nostro globo si contrae, l’orizzonte dei nostri pensieri si espande. Di fronte a queste grandissime trasformazioni del pensiero, i nostri valori devono essere ridefiniti ad ogni livello.” (Pag: 11)

“…sin dalla passeggiata di Neil Armstrong, nel 1969, abbiamo visto la terra da un orizzonte curvo e polveroso…come una sorta di nuovo calibro per capire lo spazio, la nostra rinnovata percezione offre nuove idee all’immaginazione spaziale” (Pag: 9)

Traspare l’entusiasmo per le scoperte scientifiche della nostra epoca, e la volontà di far progredire di pari passo e rinnovare lo spirito con cui affrontare l’architettura, come se l’architetto dovesse prendere coscienza, elaborare e tradurre nel pensiero architettonico tutto ciò che oggi si  può osservare da un telescopio o da un microscopio.


[1] Tratto dalla recensione di Luigi Prestinenza Puglisi,  fonte: prestinenza.it

Autore e libro: Steven Holl, Parallax, Postmedia, Milano 2004

Studente: Lorenzo Manca Liaci

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