IMMAGINE/PERCEZIONE



IMMAGINE
Kevin Lynch, L’immagine della città

                                                                                                 di Francesco Roesler



"Niene è sperimentato singolarmente, ma sempre in relazione alle sue adiacenze, alle sequenze di eventi [...] alla memoria" (Pag. 23)


Nel suo libro Lynch cerca di restituire l’immagine di tre città attraverso la lettura critica fatta dai cittadini che le vivono. Gli elementi che secondo Lynch rendono un ambiente positivo a livello collettivo sono la “leggibilità” - ossia la facilità con cui le parti sono riconosciute e organizzate in un sistema coerente- la “figurabilità” - cioè la “qualità che conferisce ad un oggetto fisico un’elevata probabilità di evocare in ogni osservatore un immagine vigorosa”.
Ma lo spazio deve avere anche identità, struttura e significato ossia deve avere carattere di unicità, deve essere in relazione con l’osservatore e deve avere per questo un significato.


"Questo studio si concentrerà quindi sull’identità e la struttura delle immagini urbane" (Pag. 31)


L’immagine della città pu essere idealmente riassunta in una mappa, con determinate caratteristiche, ossia deve essere sicura, sufficiente, attendibile, leggibile, adattabile e comunicabile.
Una mappa in sostanza deve essere in grado di riportare a casa chi la legge.


"Furono perciò fatte delle analisi sulle aree centrali di tre città americane" (Pag. 37)


Per mettere in pratica le sue teorie Lynch ha analizzato i casi studio di tre città americane: Boston, Los Angeles e Jersey City. Il metodo usato per creare
l’immagine di queste città è stato quello dell’intervista a cittadini e del sopralluogo sistematico, condotto a piedi da un osservatore addestrato.


"In questa sede l’obiettivo è di scoprire il ruolo intrinseco della Forma"  (Pag. 65)


Da questa esperienza ne deriva le definizione del concetto di forma, ossia della componente che rinforza il significato di un luogo e di un’immagine.
Nelle immagini urbane i contenuti riferibili alle forme fisiche possono venire strumentalemente classificati in cinque tipi di elementi: percorsi, margini, quartieri, nodi e riferimenti.

  • percorsi- luoghi in cui l’osservatore si muove abitualmente 
  • margini- interruzioni lineari di continuità 
  • quartieri- forme fisiche identificabili sempre dal di dentro e dotate di estensione bidimensionale
  • nodi- luoghi strategici della città in cui l’osservatore può entrare.
  • riferimenti- elementi puntiformi in cui l’osservatore non entra.

Tutti questi elementi coesistono e si strutturano a vicenda, pertanto non esistono isolatamente l’uno dall’altro. La loro combinazione serve per creare un’immagine soddisfacente.


"Molti osservatori sembrano raggruppare i loro elementi in complessi" (Pag. 96)


Il complesso è un tipo di organizzazione intermedia, uno schema mentale in cui l’osservatore percepisce il tutto come costituito da parti interdipendenti e relativamente fissate nelle loro reciproche relazioni.



"Sembrano esistere gruppi di immagini che più o meno si sovrappongono o si relazionano" (Pag 97)


L’immagine inoltre varia a seconda della sua scala, della condizione dell’osservatore, dell’ora e della stagione in cui è osservata. A sua volta l’immagine
è sempre mutevole ed è per questo che l’osservatore ha bisogno di punti di riferimento fissi attorno a cui costruire la propria immagine ambientale, come un tracciato, un vecchio albero ecc.
L’immagine deve essere anche dotata di una sua qualità che cambia da osservatore a osservatore a seconda di quanti dettagli comporranno la sua mappa e del tipo di relazione fra gli elementi.


"Le immagini di più alto valore sono quelle che più strettamente si avvicinano a un forte campo totale" (Pag. 101)


Gli esperimenti condotti da Lynch hanno restituito sia immagini statiche (ossia istantaneamente organizzate in una serie di insiemi dal generale al particolare)
che dinamiche (organizzate attraverso una sequenza temporale legata all’esperienza del movimento).


"Abbiamo la possibilità di conformare il nostro nuovo mondo urbano in un paesaggio gurabile" (Pag. 103)


“La forma della città deve essere modellabile per le percazioni dei cittadini”. Viene posto l’esempio di Firenze, che per la geografia, la sua storia e la sua conformità è una città ricca di figurabilità in cui la gente ha sviluppato un forte attaccamento fatto di storia passata e di attaccamento personale.


"Un problema frequente è la riconfi gurazione di un ambiente già esistente" (Pag. 126)


La forma dell’immagine è espressa attravero il disegno.
La città può possedere già un suo disegno o questo va creato dal nulla, specialmente nelle estensioni periferiche delle regioni metropolitane. Lo scopo del Designer è quello di “scoprire le immagini viglorose di un’area metropolitana, risolverne le difficoltà percettive, tirandone fuori l’dentità dalla confusione”.
L’immagine finale di una città dovrebbe essere frutto di un processo vicendevole tra osservatore e cosa osservata.


"Chiarezza di struttura e vividezza di identità sono i primi passi verso lo sviluppo
di forti simboli" (Pag. 130)



Lo schema che risulterà dall’immagine finale della forma della città sarà complesso, continuo e unitario, ma insieme mobile e plasmabile; “sarà un esercizio
nell’educazione a vedere per rimodellare ciò che si è visto”.



































PERCEZIONE
Steven Holl, Parallax. Architettura e percezione, Postmedia books, 2004


Steven Holl, autore centrale dell’architettura contemporanea, si è sempre interessato alla ricerca di contenuti di dinamismo spaziale e di percezione in movimento. A questo proposito in Parallax riunisce due temi fondamentali della sua architettura: i fenomeni naturali e scientifici e l’aspetto sperimentale dell’architettura.
Egli ritiene che la nostra capacità di comprendere l’architettura dipenda dalla percezione che abbiamo di essa che, “con l’aumento della conoscenza, ci consente di capire lo spazio, offrendoci nuove idee all’immaginazione spaziale”. Grazie alle scoperte della scienza e alle nostre esperienze possiamo avere oggi una percezione diversa dello spazio attraverso il nostro corpo. Due esempi significativi possono essere quello della metropoli di notte, che “sconvolge la posizione del nostro corpo e le sue percezioni”, e il fatto che da un determinato punto di vista hanno origine diverse prospettive.
Steven Holl introduce il concetto di parallasse come “cambiamento della disposizione di superfici che definiscono lo spazio come risultato del cambiamento della posizione dell’osservatore”, che “si trasforma quando gli assi del movimento lasciano la dimensione orizzontale”, ritenendo che la chiave per nuove percezioni spaziali sia data proprio dagli spostamenti verticali e obliqui.
Solo attraverso un’esperienza diretta è possibile percepire l’architettura: se questa viene sostituita con fotografie o immagini di riviste diminuisce la nostra percezione, tanto da renderne impossibile la comprensione. Una percezione completa dell’architettura è data da primo piano, piano intermedio e sfondo, insieme alle qualità dei materiali e della luce: “spazio, luce, colore, geometria, dettaglio e materiale possono essere considerati individualmente durante la fase progettuale per poi fondersi nella condizione finale, nella quale non riusciamo più a isolare la percezione in un semplice insieme di geometrie, attività e sensazioni”.
In fase conclusiva di progetto non è quindi più possibile avere la percezione dei vari elementi che lo compongono, si ha solamente la sua percezione finale, legata alla logica concettuale che ha guidato il progetto.
Anche la luce, pur non essendo visibile agli occhi, è percepibile: “come materia è invisibile, a meno che non sia intrappolata nella polvere, nel fumo o nelle gocce d’acqua, non riusciamo a percepirla mentre ci passa accanto”.
In passato era possibile analizzare in modo congiunto le idee scientifiche, i fenomeni percettivi e i loro effetti: oggi la specializzazione tende invece a tenere gli ambiti distinti tra loro, è molto difficile avere punti d’incontro e quindi “il pensiero risulta essere separato dal mondo dell’emozione e della volontà”. È necessario però che “il pensiero e la sensazione si fondano per divenire un nuovo catalizzatore dell’immagine”.
Ciò che un soggetto è in grado di percepire è potenzialmente aperto ad associazioni senza limiti: “lo spazio regolabile può diventare vivo, i muri diventare un ibrido di muri fissi e a cerniera” e questo comporta quindi la creazione di uno spazio dinamico, “sono le stesse geometrie a muoversi, alterando le esperienze dello spazio, a cambiare in parallasse”.

Ceresa Desirée




PERCEZIONE
Steven Holl , Parallax, Architettura e Percezione


                 di Francesco Roesler




"La Percezione è modi cata dalle scoperte spaziali della scienza" (Pag. 9)

il concetto di percezione è la principale analogia fra quest’opera e quella dell’immagine della città di Lynch. Secondo Steven Holl infatti, la scienza ha
modificato la percezione dell’uomo conteporaneo e lo “spazio viene percepito unicamente quando il soggetto lo descrive”.
Egli parla di un vero e proprio “flusso spaziale” a cui si assiste nelle metropoli. Tale flusso abbisogna però di altri due elementi importanti per essere descritto, la cognizione e il tempo (altri due concetti presenti in Lynch); da tutti questi elementi
emerge un’”architettura estetica dell’immisurabile”.
Bisogna trovare, secondo Holl, il giusto equilibrio fra una scienza in continua evoluzione e l’essenza organica degli individui e quindi la loro percezionedella
realtà.


"Lo Spazio è il mezzo essenziale dell’architettura" (Pag. 13)


L’architettura è fatta di spazio inteso però come elemento che muta nel tempo attraverso il fenomeno della parallasse, ossia il “cambiare disposizione
di superfici che definiscono lo spazio come risultato del cambiamento della posizione dell’osservatore”. Il movimento è quindi la connessione fra noi e l’architettura e la forza del potenziale è la sua unità di misura.


"Le essenze di materiale, odore, texture, temperatura e tatto rinvigoriscono l’esperienza quotidiana" (Pag. 29)


Il movimento all’interno di un edificio è fatto di esperienza tattile ossia l’essenza dell’esperienza architettonica perchè la percezione di uno spazio è data dal mondo dell’acquisizione tattile in quanto una architettura è fatta di esperimenti su spazio,
luce, colore, materiali, geometrie e dettagli, è una scienza fatta di percezioni.


"Negli spazi eccelsi la luce cambia e sembra descivere le forme" (Pag. 47)


La luce fa parte anch’essa dell’esperienza tattile e del mondo della fenomenologia; può essere intesa come fenomeno o materiale ed è resa visibile solo se intrappolata nell’acqua o nel pulviscolo. Essa negli spazi eccelsi ne descrive la forma, nel progetto va sempre studiata e regolata attraverso tecnologie che ne consentono lo studio e la manipolazione.



"Le esperienze dello spazio cromatico sono legate ad e ffetti mistici e ad un potenziale filosofi co" (Pag. 57)



Il colore, a sua volta, è una proprietà della luce la cui variazione è data dalle diverse lunghezze d’onda di questa. nello spazio cromatico la luce è fenomeno,
mistero, e lunghezza d’onda.
Il colore, in uno spazio architettonico, anima la sensazione, e quello che Steven Holl cerca nei suoi progetti è “un ponte fra pensiero e sensazione”.
L’importanza della percezione nel colore si ha per esempio nel concetto di immagine residua, spiegata nella Teoria del colore di Ghoete con l’esempio
dei fiori, che se osservati a lungo trasportano i loro pigmenti su un’immagine visualizzata immediatamente dopo, come un sentiero di ghiaia.




"Nello specifi co esiste un assoluto"  (Pag. 58)


Holl è molto critico sul pensiero moderno inquanto questo, rispetto a trecento anni fa non si avvale dell’immaginazione è egli stesso ad affermare che “mentre trecento anni fa l’architetto era poeta e filosofo”.
L’immaginazione, secondo Holl, si compone di pensiero e sensazione che l’architetto deve coniugare.
L’idea specifica o limited concept è lo spazio in cui si forgia il sito, la geometria, il programma, la circostanza e i materiali di un’architettura. Holl afferma che “Il concetto di idea porta con se quello di dubbio che è il contesto ,dinamico,in cui lavoriamo”.
L’architettura contemporanea infatti si muove in spazi dinamici e interattivi e non più stabili come in passato, tuttavia “si aspira ancora a una architettura
assoluta capace di ispirare l’anima”.


"Ciò che non è ancora avvenuto incontra il già trascorso" (Pag. 73)


Parlando di percezione non si può non parlare di tempo. Ma come sostiene Holl, rifacendosi a Henri Bergson, si parla di tempo come durata, cioè quello
esperienziale dell’individuo ma senza dimenticare quello astratto e assoluto della scienza.
Il tempo è sempre relazionato a un processo o un fenomeno e per l’individuo è provvisorio mentre lo spazio dell’architettura travalica il provvisorio (si
torna quindi al concetto di architettura assoluta).


"Il passaggio in architettura deve portare dall’astratto al concreto, dall’informe al formato" (Pag. 143)


Il problema finale che si deve porre l’architetto è quello di andare in senso opposto rispetto per esempio a un pittore, cioè deve rendere la sua teoria e il suo pensiero concreti, percepibili.
Questo processo secondo Holl è si oggi agevolato dall’elettronica e da un mondo informatizzato, ma senza le idee e l’azione poetica non può avvenire.
L’autore auspica quindi un futuro in cui si vada verso “nuove soluzioni architettoniche, verso edifici intelligenti” che nel momento in cui sono realizzati
diventano "catalizzatori di alternative".








































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